Glossario

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DEI INTERCOSMICI

 
- Gli Spiriti Planetari, i Dhyan Chohan, Deva di vari gradi spirituali, in generale "Arcangeli".

MANUSHI

 
(San.) - I Saggi della Terza Razza radice. I Manushi-Buddha sono i Buddha umani, cioè i Bodhisattva, o i Dhyan Chohan incarnati, che si avviano a diventare Anupadaka e Mahatma. Manushi è anche il nome che si danno gli zingari dell'India assumendo con tale nome quello originario di "uomini". Da notare che una delle tribù nomadi europee si chiama Rom, che significa "uomo".

LOGOS

 
(Gr.) - Termine greco il cui significato letterale è "parola, discorso, ragione". Per i Greci era la ragione determinante il mondo e la legge in cui essa si esprime. Per lo stoicismo è la divina ragione che, completando di sè il mondo, lo anima e dirige secondo il suo perfetto destino. Per gli Ebrei è un mediatore fra Dio ed il Mondo, è la Sapienza, artefice di tutte le cose. Per Filone è l'ipostasi della parola di Dio, colui che colma l'abisso fra Dio e il Mondo. È l'archetipo del mondo sensibile, la forza vitale che regge gli elementi, la via che permette all'uomo di elevarsi alla contemplazione di Dio. Ora persona, ora forza cosmica, è verità, luce e vita. Nel cristianesimo lo troviamo all'inizio del IV Vangelo, quello di Giovanni, con riferimento a Cristo. Inizialmente il fatto non ebbe grande rilevanza, poiché Gesù era considerato uno dei tanti intermediari fra Dio e gli uomini, con funzione cosmologica e non redentrice. Il successivo concetto di incarnazione di Dio, di consustanzialità, di "unigenito non creato", complicò notevolmente le cose, provocando scissioni in serie ed uno stato confusionale tuttoggi non risolto. Platone dava del Logos tre accezioni : (1) manifestazione del pensiero attraverso i suoni articolati di una lingua; (2) il render conto di una cosa enumerandone gli elementi; (3) l'enunciazione della differenza, ovvero del segno distintivo che individua una cosa. Come è evidente, si tratta di accezioni che si riferiscono al termine filosofico, con espresso riferimento al discorso. Fu Eraclito a parlare di Logos come di una legge universale, attribuendo ad esso l'origine di tutte le cose (lo aveva già fatto Leucippo), di cui gli uomini restano inconsapevoli. Cleante identifica il Logos di Eraclito con il logos spermatikos della dottrina stoica, ossia con la ragione seminale, o principio attivo, del cosmo. Nell'Inno a Zeus egli dice : " il logos attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai piccoli astri luminosi". È il Logos a garantire l'unità e la simpatia del cosmo ed in quanto legge naturale è il fondamento dell'etica stoica del "vivere secondo natura". Come principio fisico è identificato con il fuoco. Entrando nel campo della Teosofia, la trattazione del Logos si amplia enormemente assumendo una collocazione spazio-temporale che è tanto più facile da capire quanto maggiore è la capacità di immaginazione, o di astrazione, del lettore. Il Logos è la prima figura, per così dire, che appare all'inizio della Creazione. Ma la sua apparizione non è istantanea e definitiva, bensì progressiva e dinamica. Il Primo Logos è il punto al centro del cerchio; non è un punto fisico, ma il famoso punto matematico, adimensionale. Esso rappresenta l'Ideazione Cosmica, la Causa Prima che deriva direttamente dalla Causa senza Causa. Non è manifestato, ma porta in sè le "idee" di tutto ciò che si manifesterà. Viene detto anche Atman, Brahman, Pradhana, ma questi termini non sono esattamente sinonimi, anche se per certi aspetti sono identici. Il Secondo Logos è il diametro che attraversa orizzontalmente il cerchio, la natura passiva, Prakriti, la Vita latente. Esso è parzialmente manifestato, le Acque dell'Abisso sulle quali non vola ancora il Soffio. Il Terzo Logos è la linea verticale che interseca il diametro del cerchio, lo Spirito che feconda la materia, Mahat, l'Intelligenza, l'Anima Universale del Mondo, il Noumeno cosmico della Materia. È detto anche il Demiurgo poiché è il fattore di tutte le cose, e lavora sul mondo manifesto per mezzo di Fohat, la Forza in tutte le sue infinite differenziazioni. In tutte le cosmogonie, il Logos è una figura androgina, che possiede un aspetto maschile ed uno femminile. Ad esempio: Adamo Kadmon e Sephira, Osiride ed Iside, Adamo ed Eva, Brahma e Vach, ecc. Come aspetto maschile dell'Anima Mundi, il Logos è Alaya, il Soffio cristallizzato del Verbo settuplice di cui l'uomo sul piano terrestre è l'immagine. L'appellativo di Demiurgo lo ha in qualità di Costruttore collettivo dell'Universo; egli non fa nulla in prima persona, ma fornisce il progetto, prelevato dall'Ideazione Cosmica, e sorveglia i lavori dei Dhyani esecutori. Esso, infatti, non è una divinità personale, ma l'aggregato dei Dhyan Chohan e delle Forze ad essi aggregate. Il Logos procede dalla Mente, esso sta presso Dio, ma non è Dio, bensì il secondo Dio. In ebraico, il Logos è D(a)B(a)Rm ma diventa D(a)B(a)R(i)M quando assume la veste di Legione di Angeli, o Sephirot, pur rimanendo Uno. Per indicare il Logos, lo Ierofante tracciava un cerchio, o un triangolo equilatero, ed al centro della figura segnava un punto: quello era il Logos. Nella filosofia indù, Mulaprakriti (l'area del cerchio, il velo di Parabrahman, che è la parte esterna al cerchio), è considerata madre e figlia del Logos, che a sua volta è generatore generato, sua causa secondaria. Il Logos è la prima manifestazione di Parabrahman, il primo Ego che appare nel Cosmo, ed anche il fine ultimo di tutta l'evoluzione. Il Logos emette "la luce che dà energia", da cui nasce il quaternario, e questa luce è l'energia cosciente di Mulaprakriti, il suo Potere, la sua materia-forza, la radice unica del Sè. Nel cattolicesimo troviamo il Logos nella figura dell'Angelo della Faccia, in ebraico chiamato Michele, il simile a Dio, la sua rappresentazione manifestata. Il Logos è la "Luce che splende nelle Tenebre", l'Architetto dei Mondi; la sua qualità è il suono, la cui caratteristica è settenaria. Il Logos è il punto più alto della scala settenaria della Vita Una invisibile, eterna ed assoluta, mentre il punto più basso di questa scala è costituito dai Vidyadhara, i Pitri inferiori. È la Monade divina che, puro Adi-Buddhi, si manifesta come Buddhi universale, o Maha Buddhi, o Mahat, radice spirituale onnisciente ed onnipotente, Intelligenza divina, Suprema Anima Mundi, ovvero il Logos. Nel Genesi, il Dio del 1^ capitolo è il Logos, il Signore Iddio del 2^ capitolo sono gli Elohim, ossia i Poteri inferiori. Nel Buddhismo esoterico, il Logos è il raggio brillante dello UNO, che squarcia le Tenebre; il Primo, Vajradhara, il Buddha supremo che i Tibetani chiamano Dorjechang (rdo.rje.hdsin = portatore di fulmini). Come Signore di tutti i Misteri, egli non può manifestarsi, ed allora invia Vajrasattva (cuore di diamante), il Secondo Logos, che è chiamato Dorjesempa (rdi.rje.sems.dpah = essenza o principio di diamante). Da questi emanano i cinque Dhyani Buddha detti Anupadaka. Ishvara è il Logos, lo Spirito, l'Unità composta di spiriti viventi manifestati, il genitore originario, sorgente delle Monadi terrestri e del loro Riflesso divino, che da esso emanano e ad esso ritornano. Nel Zoroastrismo troviamo gli Amshaspend, che sono sei, ed Ormadz, il settimo, che è il loro capo. Ebbene, Ormadz è il Logos, il capo e gli Amshaspend nello stesso tempo. Ed è così anche nel Sistema solare. Dal punto di vista esoterico abbiamo i sette pianeti, uno dei quali è il Sole. Ma esso è il Capo dei Misteri principali, assieme ai pianeti rappresenta la potenza visibile ed attiva, mentre il Logos invisibile e le sue Gerarchie rappresentano la Potenza Assoluta. Nel triangolo di Pitagora, la Tetractis, il vertice è il Logos, lo specchio che riflette la Mente divina, mentre l'Universo è lo specchio in cui si riflette il Logos. E come il Logos riflette tutto nell'Universo di Pleroma, così l'Uomo riflette in sè stesso tutto ciò che vede e trova nel suo Universo. Il Tantrismo, parlando dell'uomo, dice : "tutto ciò che è qui è ovunque, ciò che non è quì non è in alcun luogo". Gli Egizi chiamavano il Sole "Occhio di Osiride" e lo concepivano come il Logos, il Primo nato, la Luce manifestata del mondo. Attraverso il settuplice raggio di questa luce noi possiamo diventare consci del Logos attraverso il Demiurgo. E come il Logos è settuplo nei suoi Logoi, così l'uomo ha sette piani di coscienza, sette stati di materia, sette forme di Forza; tutto ciò che riguarda la Terra è settuplo. Lucifero, nel suo aspetto più elevato, è il Logos, in quello più basso è l'Avversario, in entrambi i casi è il riflesso del nostro Ego : questa è la dicotomia del nostro mondo. Per Lattanzio, il Logos è il fratello primogenito di Satana, e la prima di tutte le creature. E se il Logos riflette nell'Universo la Mente divina, e l'Universo manifestato si riflette nella Monade, allora ogni Monade deve, nel ciclo delle sue incarnazioni riflettere in sè ogni forma di base di ogni regno dell'universo. Da qui il famoso assioma ermetico "Pietra, pianta, animale, uomo, spirito, Dio". Il Logos è la Sapienza passiva in cielo e la Sapienza attiva, cosciente, sulla Terra; è l'Uomo Celeste, il Figlio. Durante il riposo cosmico, il Logos dorme nel grembo di Quello che non dorme mai e non è mai sveglio, perchè è SAT, non un Essere, ma l'Essenza. Da CIÒ (SAT) nasce il Logos invisibile, da cui gli altri Logoi, il Manu primordiale, i Manu, l'Universo e tutto ciò che contiene. Nella filosofia indù troviamo Krishna, il Logos, ed i sette grandi Rishi, i Logoi. Il Logos è il "nato da sè", l'Aja degli Indù; l'Ego è l'immagine del Logos riflessa nel Karana Sharira. Esso, come sintesi delle Legioni e presidente dei Geni, fu il primo Pastore e Conduttore degli uomini. Fohat è la luce del Logos, mentre Vach, simbolo del potere generatore, è il Logos femminile; sono a lei simili Iside e Venere, la madre del prolifico Dio dell'amore. Ed è questo il motivo per cui in India la vacca è sacra : essa è il simbolo della natura creatrice. Il Logos Demiurgo è il Dio nello Spazio, Adamo Kadmon, l'Uomo Celeste, il Suono, l'Abisso e il Silenzio eterno degli Gnostici. Il Logos di Dio è il rivelatore dell'uomo ed il Logos dell'uomo è il rivelatore di Dio. Concludendo, possiamo dire che presso tutte le nazioni e tutti i popoli, il Logos è la divinità manifestata, l'espressione esteriore o l'effetto della causa che è sempre celata. Così, la parola è il Logos del pensiero; per cui "Logos" è opportunamente tradotto con "Verbo" e "Parola" nei loro significati metafisici.

KI

 
-Y (???) - I sette o dieci Ki-y sono uguali ai sette o dieci Rishi-Manu, ai sette o dieci Amshaspend, ai sette o dieci Annedoti, ai sette o dieci Sephirot, ecc. Derivano tutti dai primitivi Dhyan Chohan.

AVALOKITESWARA

 
(San.) - 'Il Signore che guarda'. Nell'interpretazione exoterica, egli è Padmapani ( il portatore del loto e il nato-dal-loto) nel Tibet, il primo antenato divino dei Tibetani, l'incarnazione completa o Avatar di Avalokiteswara; ma nella filosofia esoterica Avaloki, è lo 'spettatore', il Sè Superiore, mentre Padmapani è l'Ego superiore o Manas. La formula mistica 'Om mani padme hum' è specialmente usata per invocare il loro aiuto congiunto. Mentre la tradizione popolare rivendica per Avalokiteswara molte incarnazioni sulla terra, e vede in lui, non molto erroneamente, la guida spirituale di ogni credente, l'interpretazione esoterica vede in lui il Logos, sia celeste che umano. Quindi, quando la Scuola Yogacharya ha affermato Avalo-kiteswara come Padmapani ' essere il Bodhisattva Dhyani di Amitabha Buddha', è proprio vero, perchè il primo è il riflesso spirituale del mondo delle forme di quest'ultimo, entrambi essendo uno : l'uno nel cielo, l'altro sulla terra. È l'Ishvara manifestato, l'Osiride degli Egiziani, l'Ahura Mazda dei Zoroastriani, l'Uomo Celeste della filosofia ermetica, il Logos dei Platonici, l'Atman dei Vedantini, Kwan-Shi-Yin dei Cinesi, ecc. Tutte quelle citate, sono forme del Settimo Principio Universale. Nel suo carattere più elevato è la sintesi complessiva di tutti gli Spiriti planetari, i Dhyan Chohan; l'Automanifestato, il Figlio del Padre, il Salvatore universale di tutti gli esseri viventi. Nel suo aspetto superiore e nelle regioni divine, è il grande Logos. Nei piani manifestati, suoi aspetti inferiori, è Daksha, il Progenitore del genere umano. Come Bodhisattva è Padmapani-Avalokiteshvara, e si manifesta di età in età in forma umana.

CATENA PLANETARIA

 
(Teo.) - In Natura esiste un triplice schema di evoluzione : il Monadico, l'Intellettuale, il Fisico. I tre sono inestricabilmente interconnessi. Ciascuno di essi ha le proprie leggi ed è guidato da diversi gruppi dei più alti Dhyan Chohan. È noto che, esotericamente, la struttura dell'uomo, il Microcosmo, è settenaria; così è quella del Macrocosmo. Come nell'uomo l'unico principio visibile (anche se non si tratta di un vero e proprio principio) è il corpo fisico, così in un corpo spaziale l'unico corpo visibile è il globo della sua catena evolutiva che presenta il massimo della materialità. Quindi, un qualsiasi corpo celeste ha la stessa evoluzione dell'essere umano : si parte dal massimo della spiritualità, si discende attraverso l'"arco scuro" fino al massimo della materialità, per poi risalire attraverso l'"arco luminoso" verso la spiritualità. La Terra ha seguito lo stesso percorso; oggi è al quarto stadio, il massimo della materialità, ma il punto mediano è già stato superato ed ha avuto inizio il percorso verso l'alto. Una Catena Planetaria, quindi, è la successione dei sette mondi, o stadi, o globi, che un pianeta attraversa nel corso della sua evoluzione. Gli antichi sostenevano che ogni Globo è uno stadio della Catena settenaria di un corpo celeste, della quale è visibile un solo membro. Ogni globo ha un proprio stato di coscienza, per cui esso è visibile solo da altri globi che sono nello stesso piano. E questo è il motivo per cui la scienza definisce "inabitati" i pianeti sui quali non trova, o non riesce a trovare, le forme di vita esistenti sulla Terra. La più grande arroganza dell'essere umano è quella di assumere la Terra come modello e su di essa giudicare l'intero Universo!.

COSTRUTTORI

 
(Eso.) - I Creatori dell'Universo, gli Architetti del Sistema Planetario, i Custodi delle Sette Sfere, i Globi della Catena Planetaria della Terra. Vi sono tre gruppi di Costruttori, ciascuno suddiviso in sette sottogruppi. Il primo gruppo comprende i rappresentanti delle prime Entità "nate dalla Mente", i primordiali Rishi-Prajapati, i Sette Grandi Dei dell'Egitto, i Sette Amshaspend di Zoroastro, i Sette Spiriti della Faccia, i Sette Sephiroti inferiori. Il secondo gruppo è costituito dagli Architetti della nostra Catena Planetaria. Il terzo gruppo è composto dai Progenitori della nostra Umanità. Il secondo ed il terzo gruppo si trovano nel Pantheon exoterico indù come Lokapala, Sostenitori e Guardiani del mondo; alcuni possiedono gli otto punti della bussola : Indra (est), Yama (sud), Varuna (ovest), Kuvera (nord). La sintesi dei Costruttore è il Demiurgo. Con questo termine vengono designati anche i Dhyan Chohan, i Serpenti di Saggezza ed i Sette Dei primitivi. Sula piano della Natura sono i Muratori ed i Modellatori, che operano sotto l'impulso della legge UNA.

GIAYA

 
(San.) - I dodici grandi Dei creati da Brahma per assisterlo nel lavoro della creazione, all'inizio del Kalpa. Assorbiti nel Samadhi, trascurarono di creare e furono condannati a rinascere ad ogni Manvantara. I loro nomi sono : Agita, Tushita, Satya, Ari, Vaikuntha, Sadhya, Aditya. Sono identici ai Manasa, ai Rajasa, ai Dhyan Chohan incarnati.

PAGANI

 
(DEI) - Il termine viene erroneamente inteso a significare idoli. L'idea filosofica legata a questi dei non ha mai avuto alcunché di oggettivo o di antropomorfico, ma si riferiva in ogni caso ad una potenza astratta, una virtù, una qualità nella natura. Alcuni dei sono spiriti divini planetari (Dhyan Chohan) o Deva, fra i quali vi sono i nostri Ego. Fatta questa eccezione e specialmente quando sono rappresentati da un idolo o da una forma antropomorfica, gli dei rappresentano simbolicamente, sia nel Pantheon Indù che in quello Egizio e Caldeo, Potenze spirituali senza forma del "Kosmo invisibile".

PI GRECO

 
(Gr.) - Sedicesima lettera dell'alfabeto greco, corrispondente alla consonante latina P; con l'accento a destra valeva 80, preceduta da una virgola valeva 80.000. Nella forma minuscola indicava il 16^ Libro dell'Odissea, nella forma maiuscola il 16^ Libro dell'Iliade. In matematica, il pi greco indica un piano, mentre in geometria è il rapporto fra la circonferenza ed il diametro e vale 3,14. Il discorso esoterico su questo numero è molto complicato e specializzato. Parker, ad esempio, nel suo problema per la quadratura del cerchio adopera misure speciali per spiegare come i numeri collegati siano alla base non solo della costruzione della Grande Piramide, ma anche del sistema metrico inglese. In alcune opere antiche, questo numero si trova scritto 3/4/5, dove la barra sostituisce la cifra 1; simbolicamente sta per la Gerarchia numerica dei Dhyan Chohan, dei varii ordini, ed anche del mondo inferiore a loro circoscritto. Ma questa forma di scrittura ci dà anche la successione delle prime tre forme geometriche piane (triangolo, quadrato o cubo [*], pentagono o pentacolo). Letto cabalisticamente ci dà la parola ebraica Alhim, ovvero Elohim. Nei calcoli segreti permette di esprimere i vari cicli e le diverse età del Primogenito. Il numero 3,1415, infatti, è la sintesi, o la Legione unificata, nel Logos, mentre il Punto, chiamato nel cattolicesimo romano l'Angelo della Faccia, ed in ebraico Michele (colui che è simile a Dio), è la rappresentazione manifestata del Logos. Nel Libro di Dzyan si dice : "La Grande Madre sta con il Triangolo e la I, ed il Quadrato e la seconda I, e la Stella a cinque punte, nel suo seno, pronti a partorirli, i valorosi Figli del Quadrato, Triangolo e II (432 0000, il Ciclo), i cui antenati sono il Cerchio ed il Punto". Posto sui confini del grande cerchio "Non Passare", chiamato anche Dhyanipasha (Corda degli Angeli), segna il limite fra il Cosmo fenomenico e quello noumenico, il limite assolutamente insuperabile per la coscienza umana oggettiva attuale. Il pi greco rappresenta il rapporto supremo fra diametro e circonferenza, collegato con i nomi divini Elohim (circonferenza) e Jeohvah (diametro).PIACERE (Fil.) - Soddisfazione immediata di un appetito, raggiungimento di un desiderio, appagamento di una aspirazione. Questa nozione cominciò ad essere oggetto di discussione filosofica al tempo di Socrate e dei Sofisti, quando si delineò un contrasto sempre più acuto fra l'individualismo emergente ed il declino sia della religione che dei valori tradizionali. Socrate identificò il piacere con la virtù, ma il suo concetto venne travisato dai suoi seguaci che con Aristippo portarono il piacere al livello dell'edonismo, mentre con Antistene sostennero che il piacere era un male da evitare. I Cirenaici individuarono nel piacere e nel dolore i poli opposti ed autonomi della esistenza, giungendo alla conclusione che il vero piacere è la mancanza di ogni sensazione, mentre il vero bene è la morte. Platone si pose in mezzo: anche se i piaceri sensuali sono da respingere, diceva, la funzione del piacere è connessa con le tre anime ed all'uomo conviene una vita mista di intelligenza e di soddisfazione corporea. Per Aristotele il piacere non è un movimento nè un dato naturale, ma ciò che si accompagna ad un attività che abbia condotto a compimento le sue attività; l'aspirazione al piacere è, pertanto, del tutto naturale. Epicuro concepì il piacere come condizione stabile derivante dall'assenza di ogni bisogno, o desiderio, del corpo o dell'anima. La filosofia cristiana, tesa all'ascetismo, condannò subito i piaceri sensuali, definendoli peccato, mentre vietò anche ogni forma di voluttà. L'umanesimo rivalutò il piacere, esaltandolo come reale movente di ogni azione umana; l'illuminismo lo pose a fondamento di un'etica prettamente materialistica, Leopardi e Schopenhauer lo trattarono in chiave pessimistica. Gli antichi rappresentavano il piacere come un giovanetto molto bello, dai capelli biondi e inanellati, che regge nella mano destra una canna (la vanità umana) e nella sinistra una rosa (la fragilità del sentimento). Se si parte dall'etimologia del termine, piacere deriva da placere, che significa placare; ora, non si ha esperienza di un piacere che plachi, mentre è normale che il piacere ecciti, almeno quando si discorre di quello che si avverte attraverso i sensi. Non deve meravigliare, quindi, se il Buddha condannava il piacere alla stessa stregua del dolore ed invitava quanti cercavano la felicità ad allontanarsi sia dal dolore che dal piacere.PIANETA (Ast.) - Nell'antichità, con questo nome si designava un astro errante (il greco "planetes", infatti, significa "errante"), in opposizione alle stelle fisse. Poi il termine passò ad indicare qualsiasi astro orbiti attorno al Sole. Sempre gli antichi associavano ai pianeti noti dei metalli : l'oro al Sole, l'argento alla Luna, il piombo a Saturno, il ferro a Marte, l'ambra a Giove, l'ottone a Venere, lo stagno a Mercurio. Gli antichi conoscevano solo cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), ai quali aggiunsero Sole e Luna per raggiungere il mistico numero sette. Ma si hanno valide indicazioni che fanno pensare come gli antichi conoscessero la presenza di altri pianeti, perfino di alcuni ancor oggi sconosciuti. Da qualche parte, infatti, si legge un riferimento a dodici pianeti, e non è un mistero che l'astronomia sta attualmente cercando un decimo pianeta. I Pianeti, poi, venivano associati anche ai segni zodiacali: Ariete - Marte * Toro - Venere Gemelli - Mercurio * Cancro - Luna Leone - Sole Vergine - Mercurio Bilancia - Venere * Scorpione - Marte e Plutone Sagittario - Giove * Capricorno - Saturno Acquario - Saturno * Urano Pesci - Giove e Nettuno L'asterisco indica il dominio diurno, senza asterisco il dominio notturno. I Pianeti possono essere divisi in maschili (Mercurio, Sole, Marte, Saturno, Urano) e femminili (Venere, Luna, Nettuno). Dubbi i posizionamenti di Giove e di Plutone. Essi si possono suddividere anche in benefici e malefici, ed in altre ulteriori suddivisioni a seconda dei metodi usati nel sistema previsionale. Esotericamente, ogni pianeta visibile è solo la rappresentazione fisica del vero pianeta, il quale è un Essere Cosmico che si manifesta nella, ed attraverso, la Catena dei Globi. Si tratta di un Dhyan Chohan. I Pianeti sacri sono sette (sole e luna sono al posto di due pianeti invisibili e misteriosi, il cui compito è quello di aiutare la terra nella sua evoluzione). Essi sono associati ai globi della catena terrestre ed ai Geni nel modo seguente: Sole Globo A Adonai Giove Globo B Eloi Venere Globo C Orai Saturno Globo D Ilda-Baoth (Jehovah) Mercurio Globo E Astafai Marte Globo F Sabaoth Luna Globo G Tao Ogni Pianeta sacro ha il proprio Reggente, ogni corpo celeste è il corpo di un Dio; i pianeti non si sono staccati dal Sole, ma con esso provengono da una nebulosa. Nell'antichità si credeva, ed a buona ragione, che le razze umane fossero legate ai pianeti, e questi ai segni dello Zodiaco. Le danze delle figlie di Shiloh ed i salti dei profeti di Baal, raccontati nella Bibbia, erano una caratteristica del culto dei Sabeani, che rappresentavano in quel modo il moto dei pianeti attorno al Sole. Gli antichi conoscevano ben più di sette pianeti orbitanti attorno al Sole, ma solo sette erano sacri, perchè tante erano le case primitive dei sette Logoi. I pianeti, poi, venivano usati come misuratori infallibili del tempo, essendo ben nota la loro periodicità.
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